Lontane.

Improvvisamente mia madre, che aveva una cistite da qualche giorno, viene ricoverata e operata: intestino perforato, setticemia e peritonite. Il giorno dopo ci dicono che è molto grave e che potrebbe non farcela.

Mia madre accendeva sempre una candela quando dovevo affrontare qualche sfida, così ne accesi una e chiesi supporto alle persone che mi seguono su Instagram.

Nei giorni successivi taggai due brand con cui collaboro perchè i loro prodotti erano stati un salvavita in quei giorni. Ma dopo quella pubblicazione ricevetti un messaggio privato violento e un commento sotto a un post dove mi dicevano che “Come potevo fare una marchetta mentre mia madre era in terapia intensiva”.

Dal primo intervento, le mie ore erano scandite dall'ora del “passo”, il momento in cui avrei ricevuto notizie, alle 14 in Argentina e alle 19 in Italia.

Sono riuscita a partire per l’Argentina. Ho potuto vedere mia madre per una settimana. Solo mezz'ora al giorno, alle 14, e se c'erano altre persone il tempo si riduceva. Le giornate erano scandite dall'orario del passo, le 14.

Alle 13.15 già chiamavo un uber per andare alla clinica.

Il posto era molto fatiscente, proprio come si descriverebbe un ospedale trasandato di un secondo mondo. Vernice che si scrostava, letti vecchissimi, lenzuola bucate, ascensore che si rompeva spesso. E c'era l'attesa, in quella sala spesso piena di persone.

Là c'è questa usanza del Mate, e vedevo le persone che si passavano questa tazza con la cannuccia per ingannare l'attesa e la tristezza. A volte chiamavano in tempo, a volte dovevo aspettare perchè qualcuno era stato male.

Il tempo dentro era sempre poco per tutte le cose che avrei voluto dirle o chiederle ma era anche tanto per la sofferenza che percepivo dal suo corpo. Come professionista sanitaria osservavo tutto e sapevo.

Sono tornata in Italia, e di nuovo le giornate erano scandite dalle ore 19.

E' morta esattamente dopo un mese dal ricovero in un letto di terapia intensiva.

Mi è stato chiesto di non dirlo sui social.
Mi manca non averlo detto e non aver potuto avere il sostegno delle persone che mi seguono o semplicemente avere un'ulteriore valvola di sfogo per il mio dolore.

Far away.

Suddenly my mother, who had had cystitis for a few days, is hospitalized and operated on: perforated bowel, septicemia and peritonitis. The next day we are told that it is very serious and she may not make it.

She always lit a candle when I was facing some challenge, so I lit one and asked for support from people who follow me on Instagram.

Over the next few days I tagged two brands I work with, because their products had been a lifesaver in those days. But after that I received violent messages and comments where people said, "How could I do a promotional post while my mother was in the ICU?

"From the first surgery, my hours were punctuated by the "turn" time, the time when I would receive news, at 2 p.m. in Argentina and 7 p.m. in Italy.

I was able to leave for Argentina. I was able to see my mother for a week. Only half an hour a day, at 2 p.m., and if there were other people the time was shortened. The days were marked by pass time, 2 p.m.

At 1:15 p.m. I was already calling an uber to go to the clinic.

The place was very dilapidated, just as one would describe an unkempt second-world hospital. Peeling paint, very old beds, holey sheets, elevator that broke down often. And there was the waiting, in that room often full of people.

There is this habit of drinking Mate there, and I would see people passing each other this cup with a straw to deceive the wait and the sadness. Sometimes they would call on time, sometimes I had to wait because someone had been sick.

The time inside was always short for all the things I wanted to say or ask her but it was also a lot for the suffering I sensed from her body. As a health professional I observed everything, and I knew.

I returned to Italy, and again the days were punctuated by 7 p.m.She died exactly one month after being admitted to an intensive care bed.

I was asked not to share this on social media.
I missed not being able to talk about it and not having the support of the people who follow me, or simply having an additional outlet for my pain.